Anche noi avremmo bisogno di un Fedez

il diario di Isabella Visetti

Non so se Fedez sia stato coraggioso, non so neppure se abbia pronunciato le parole di un leader politico di sinistra. So però che ha messo il suo privilegio al servizio di una causa, il disegno di legge Zan contro l’odio e l’omotransfobia, denunciando ingiustizie e discriminazioni che non lo toccano in prima persona. Ha sfruttato la sua forza mediatica, il suo vantaggio e il suo potere di maschio bianco, etero, ricco e famoso per combattere una battaglia di civiltà a favore della dignità di tutte e tutti, rivendicando il rispetto di diritti, principi e valori democratici.

Confesso che ho pensato alla fortuna della causa abbracciata e perorata da Fedez. Mi sono detta che anche il femminismo avrebbe bisogno di un Fedez. Pure in Svizzera, a favore delle pari opportunità e contro le disparità di genere, ci vorrebbe un maschio potente che ci metta la faccia, le parole, lo status, la visibilità per dire che le condizioni sfavorevoli per le donne non sono più sostenibili e compromettono il rilancio del paese, che è urgente ripartire dalle donne, per ripartire in modo inclusivo. Niente di rivoluzionario e sconvolgente: lo dicono studi ed esperti da tempo, solo che il discorso non è mai messo al centro del dibattito e dell’azione politica. C’è sempre ben altro da fare e da dire. E così, di benaltrismo in benaltrismo, la questione non viene mai affrontata in modo concreto. 

E allora ci vuole una scossa, inedita e inattesa, forse più efficace per catturare l’attenzione, mettere in moto pensieri e riflessioni, articoli e dichiarazioni, far avanzare soluzioni e provvedimenti. Pensate a un equivalente di Fedez in Svizzera, non deve per forza essere un rapper o avere dei tatuaggi, qualcuno famoso, basta che goda di un buon seguito e sia una figura autorevole nel suo campo. E poi pensate  a lui, non dico prima di un concerto, ma magari prima di una conferenza stampa,  di un discorso di ringraziamento, di un taglio di un nastro, di un intervento davanti a una platea, di una premiazione, fare un appello su quello che si dovrebbe urgentemente attuare per la parità salariale, chiudere il divario nelle pensioni tra uomini e donne, eliminare la tassazione che penalizza il lavoro femminile, rendere accessibile il secondo pilastro alle donne che lavorano a tempo parziale, sostenere le donne sul mercato del lavoro che con la pandemia hanno pagato un prezzo altissimo…  Il maschio elvetico potrebbe addirittura scegliere per quale causa spendere il suo privilegio. 

Ve lo immaginate, un Fedez nostrano, influente anche se non influencer, usare il vantaggio della sua posizione sociale e professionale per denunciare una di queste discriminazioni? A lui nessuno ribatterebbe che sono sempre le solite cose, trite e ritrite, anzi la platea, i media, i social, si chiederebbero come mai l’uomo in questione sposi un tema da femminista. Un salto quantico. Facciamo due: questo testimonial all’ennesima potenza potrebbe anche aggiungere che è femminista, con fierezza e senza vergognarsene, perché sa cos’è il femminismo, conosce la sua storia, il suo pensiero, le sue rivendicazioni di parità, sa come movimento di giustizia sociale è inclusivo, lotta per chi sta ai margini, per chi è debole, per chi non è rappresentato, perché conosce quella situazione, ha lo sguardo, l’empatia e la forza per allungarsi  in fondo alla scala o fino al bordo estremo, senza lasciare indietro nessuno.

Il maschio elvetico potrebbe anche sventolare la prima strategia nazionale per la parità tra donne e uomini decisa dalla Confederazione e pubblicata lo scorso 28 aprile 2021. Quattro gli assi portanti: la promozione della parità nella vita professionale, il miglioramento della conciliabilità tra famiglia e lavoro, la prevenzione della violenza e la lotta alla discriminazione. Anche qui una buona scelta fra temi strategici per il benessere futuro della Svizzera tutta, donne e uomini. Se un Fedez di casa nostra ci mettesse cuore e testa, ma anche un po’ dell’enfasi che viene dall’essere uomo ascoltato e rispettato, figura autorevole e stimata a prescindere, il documento otterrebbe tutta la considerazione che merita. Sarebbe un’azione epica, da eroe. Da vero maschio. Anzi, da vero uomo.

Ps. se qualche uomo vuol farsi avanti per perorare la causa femminista, accogliamo con piacere le candidature all’indirizzo mail info@faftplus.ch