Residenza Emmy, una storia al femminile

Residenza Emmy è nata negli anni Cinquanta per volontà di una decina di associazioni femminili, patrocinate da quella che era allora FAFTplus. Un esempio straordinario di impresa sociale che persegue ancora oggi la sua missione: garantire a inquilini anziani piccoli appartamenti ad affitto moderato. La società cooperativa che gestisce Residenza Emmy è stata precursora in questo ambito e ancora oggi il consiglio d’amministrazione è completamente femminile. A raccontare questa bellissima storia al femminile è la presidente Cristina Zanini Barzaghi.

Cristina Zanini Barzaghi. Residenza Emmy è un progetto degli anni 50, innovativo per quei tempi, che ancora oggi rappresenta un bel esempio di impresa sostenibile: quanto ha bisogno il Ticino di progetti come questi?

La residenza Emmy è un progetto innovativo anche ai giorni nostri. Infatti, dopo più di sessant’anni dalla costituzione della cooperativa, l’abitazione per le persone anziane di reddito modesto, sia donne che uomini, è purtroppo ancora un’emergenza sociale, che non può essere affrontata solo con aiuti finanziari. I problemi nella terza età dopo una vita precaria, e soprattutto una sempre più crescente solitudine evidenziano la grande necessità di dedicare risorse a questo tema. Vogliamo continuare le nostre attività con lo spirito dato dalle lungimiranti fondatrici, offrendo spazi di vita a prezzi convenienti con una rete di attività e relazioni sociali che creano benessere psichico e fisico ai nostri inquilini. 

Nel 1959 è stata una rete femminile a far decollare e portare avanti questa straordinaria impresa sociale: la società cooperativa che gestisce la residenza è stata fondata da una decina di associazioni femminili patrocinate da quella che oggi è FAFTPlus. L’imprenditoria femminile, come dimostra Residenza Emmy, assume spesso il ruolo di incubatrice di nuove strategie d’innovazione sociale, eppure c’è ancora molto da fare: è una questione di sensibilizzazione o servono interventi mirati?

Ho scoperto l’esistenza di questa eccezionale storia femminile, quando nel 2009 AARDT ha pubblicato il libro “Residenza Emmy: un’impresa femminile 1959-2009”, ed è stato trasmesso a Storie il documentario “Poche stanze, molta vita” di Giusi Boni. 

Mi sono messa a disposizione, e assieme ad altre donne della mia generazione siamo entrate nel consiglio nel 2012 con la volontà di proseguire quanto fatto dalle donne che ci hanno preceduto. I tempi sono cambiati molto e la condizione femminile ha fatto molti progressi. Noi, figlie del baby boom, siamo diverse da coloro che hanno avviato la cooperativa. È inimmaginabile l’enorme impegno dato per costruire questa casa: allora le donne non avevano il diritto di voto, poche avevano una buona formazione ma non potevano esercitare una professione. Sicuramente avevano molto tempo disponibile, sicuramente di più di quanto abbiamo noi, che siamo spesso molto occupate con lavoro, famiglia e nel mio caso con la politica. Avevano però molto senso pratico e spirito d’intraprendenza e vi era anche una maggiore solidarietà interpartitica e collaborazione fra le diverse associazioni femminili. “Un valore che auspico FAFTPlus continui a coltivare anche in futuro”.

Io credo molto nell’imprenditoria femminile in ogni ambito e al di sopra di ogni steccato ideologico. Oggi c’è ancora molto da fare, non solo nel campo dell’alloggio, per migliorare la condizione delle persone, donne e uomini, che hanno difficoltà. In questo le donne sono sempre molto brave ad attivare iniziative. Purtroppo però sono spesso attività semivolontarie il cui valore non viene compreso in modo sufficiente nell’opinione pubblica. 

Devo dire che siamo riuscite negli anni ad instaurare un buon rapporto con diverse istituzioni che riconoscono il nostro lavoro e sostengono le nostre iniziative.

Residenza Emmy è una storia tutta al femminile che ha in serbo quali progetti?

Negli scorsi anni abbiamo proceduto gradualmente a migliorare l’ambiente della casa con la ristrutturazione della sala comune, che ora ha una cucina e permette attività ricreative di vario tipo. Abbiamo poi valorizzato la sala presente al piano interrato con l’apertura di una piccola lavanderia che speriamo possa diventare una portineria di quartiere.

Abbiamo poi in vista una ristrutturazione generale con risanamento energetico. 

Oltre al rinnovo completo degli spazi e all’ampliamento dell’edificio, prevediamo di sistemare meglio gli spazi versi esterni in collaborazione con la città, che è proprietaria dell’area circostante. Sarà un cantiere impegnativo. Al momento siamo molto impegnate per l’ottenimento della licenza di costruzione e per la programmazione del trasferimento temporaneo degli inquilini in un’altra casa non troppo lontano. Vorremmo infatti mantenere unita la nostra piccola comunità durante i lavori.

Non da ultimo dobbiamo raccogliere importanti risorse finanziarie a fondo perso perché vogliamo mantenere gli affitti molto moderati anche dopo le migliorie. Confidiamo perciò nella rete di conoscenze presente nelle associazioni femminili. Siamo grate di ogni aiuto che potremo ricevere.