Le donne non devono pagare per tutti

L’opinione di Luigi Maffezzoli – Comitato FAFTPlus

AVS: perché le donne non devono pagare per tutti.

La riforma dell’AVS è necessaria e indispensabile. Ne sono coscienti il Consiglio federale e il Parlamento che ne hanno approvate un paio, bocciate poi dal popolo. Il 25 settembre ci si ritrova a votare un referendum per quella che sembra aver raggiunto un maggior consenso rispetto alle precedenti. Ma ancora una volta, non ci siamo. 

In sostanza, per poter mantenere un’adeguata solidità finanziaria nelle casse dell’AVS, si propone (o meglio, si ripropone) che siano le donne a pagare per tutti. L’idea non è nuova ed è la più logica: più della metà della popolazione è formata da donne. Secondo la nota teoria economica per la quale se vuoi arricchirti devi vendere ai poveri anziché ai ricchi, perché i poveri sono molti di più, anche in questo caso, visto che le donne sono tante, accolliamo a loro il costo del rischio indebitamento per l’assicurazione vecchiaia, anziché farla pagare all’altra metà della popolazione che può permetterselo perché ha lavoro sicuro e a tempo pieno, salario adeguato, reddito elevato. 

Le donne, però, per raggiungere una presunta parità di pensionamento con gli uomini a 65 anni, partono da condizioni svantaggiate che pesano su di loro per tutto il percorso lavorativo precedente. 

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