Appello al Gran Consiglio per il via libera a due settimane di congedo parentale il prossimo 25 gennaio

Il GRAN CONSIGLIO DIMOSTRI CORAGGIO E VISIONE DANDO IL VIA LIBERA A DUE SETTIMANE DI CONGEDO PARENTALE CANTONALE IL PROSSIMO 25 GENNAIO

La Federazione della Associazioni Femminili Ticino FAFTPlus, unitamente agli enti e alle associazioni firmatari, lanciano un appello al Parlamento, affinchè si esprima convintamente a favore del congedo parentale di due settimane. Tale proposta è scaturita dal Rapporto di Minoranza della Commissione Sanità e Sicurezza Sociale, dopo che l’iniziativa Ghisletta e cofirmatari del 2017 per allungare il congedo maternità da 14 a 20 settimane era stata respinta, sia dal Consiglio di Stato sia dal Rapporto di Maggioranza della stessa Commissione. Nella seduta del 16 dicembre il Parlamento si è spaccato a metà e dovrà dunque rivotare il prossimo 25 gennaio. FAFTPlus vede tra i suoi obiettivi il congedo parentale, anche nel programma di legislatura 2019-2023 de l’Agenda 54 Donne Elettrici (sostenuta da un terzo del Parlamento) e si è dunque attivata presso i partiti, cercando un dialogo con i gruppi parlamentari. Purtroppo, con nostro rammarico, non tutti hanno risposto ed è stato impossibile confrontarsi direttamente con tutti i deputati e deputate. Ci rivolgiamo ora anche all’opinione pubblica, con la forza rappresentativa delle firme di questo appello e degli argomenti oggettivi, di natura economica e sociale, a sostegno della proposta.

PERCHE’ IL CONGEDO PARENTALE

Il congedo parentale non è solo una misura che migliora la conciliabilità lavoro-famiglia, di cui tanto si parla. E’ quella più all’avanguardia per rispondere alle sfide che i genitori si trovano ad affrontare con l’arrivo di un bebè.  Da anni adottato nei Paesi vicini, in varie modalità di durata e flessibilità, il congedo parentale permette ai genitori di decidere in piena libertà, sulla base di considerazioni personali e a prescindere da visioni esterne e/o stereotipate sulla suddivisione dei ruoli, e di organizzarsi in autonomia sulla distribuzione delle responsabilità (di cura in seno alla famiglia e di lavoro), determinando chi dei due fruirà del congedo parentale, appunto. È un fatto che oggi, e ormai da tempo, entrambi i genitori sono impegnati e spesso su più fronti (famiglia, cura dei figli, della casa e dei parenti più anziani, ma anche professione, politica, volontariato, ecc.). Il modello di famiglia con il solo reddito del papà e la mamma a casa ad occuparsi a tempo pieno di marito e figli, sta tramontando per molti motivi. Non solo non corrisponde più alla realtà della costellazione di famiglie che ormai fanno parte del nostro quotidiano, ma, in aggiunta, risulta difficilmente sostenibile dal punto di vista economico. Per la stragrande maggioranza dei nuclei familiari lavorare è una necessità, anche nei primi mesi di vita di un bebé. A causa della crisi legata alla pandemia, lo sarà ancora di più nel prossimo futuro. Non basta dunque il solo congedo maternità, per altro assai breve in Svizzera (14 settimane), e il congedo paternità appena entrato in vigore (di soli 10 giorni); occorre aggiungere – quanto meno sul piano cantonale – un congedo parentale, un piccolo passo nella giusta direzione, trattandosi di soli 10 giorni aggiuntivi, da ripartire, secondo le esigenze, tra mamma e papà.

PERCHE’ IL CONGEDO PARENTALE ADESSO

Il dibattito parlamentare è stato fortemente condizionato dal timore di pesare sulle imprese in questa difficile contingenza economica legata alla pandemia; una preoccupazione che ha contagiato anche molte deputate e deputati di principio favorevoli. La realtà delle cifre, che avremmo voluto discutere con i partiti, ci dice altro e ci auguriamo che i parlamentari sappiano tenerne conto. Il costo di dieci giorni di congedo parentale è irrisorio per le aziende, ancor più se rapportato ai vantaggi. Secondo analisi verificate, basate sul salario medio e le nascite in Ticino, l’incidenza della prestazione di due settimane di congedo sulla massa salariale non supererebbe lo 0.05% (a fronte dell’oltre 2.5% degli assegni familiari di base e formazione, solo per fare un esempio). Il risultato non cambia se si circoscrive il campo alle microimprese nel settore dell’artigianato. Inoltre, non è previsto un boom di nascite. Infatti, per influenzare il tasso di natalità servono misure di conciliabilità di ben altra portata, come dimostrano le esperienze dei Paesi che hanno puntato con successo su questo obiettivo; possiamo dunque (seppure a malincuore) escludere un’esplosione della natalità nel prossimo futuro: la probabilità che un’azienda ticinese con 10 dipendenti si confronti con l’obbligo di una prestazione di congedo parentale è attualmente inferiore all’1.5%. Senza nemmeno bisogno di scomodare il paragone con le assenze per servizio militare (centinaia di giorni…) risulta allora evidente che la scarsa incidenza e la bassa probabilità rendono il congedo parentale davvero poco gravoso; assai meno di tante altre spese sostenute normalmente dalle imprese, tipo il caffè o l’acqua minerale offerte ai dipendenti.  Questo è l’ordine di grandezza e non è dunque possibile – con serietà – parlare di aggravio economico non sostenibile per le PMI ticinesi. Non si considerano poi i benefici. Come ogni moderna misura di conciliabilità diretta non esclusivamente alle donne, il congedo parentale contribuisce al miglioramento dei bilanci aziendali perchè incide positivamente sulla produttività, riducendo avvicendamenti e carenza di personale, in particolare di quello qualificato e soprattutto nei settori ad alta intesità di manodopera femminile. Non solo. Un simile strumento migliora il clima lavorativo, specialmente nelle micro aziende, dove le relazioni personali e la solidarietà sono più forti e basate sulla fiducia reciproca, e permette una più efficiente allocazione delle competenze e delle risorse umane, con ulteriori riflessi positivi sul fatturato. 

La vera domanda da farsi dovrebbe essere: quanto ci costa NON disporre di strumenti come il congedo parentale? 

Il costo della perdita di impiego femminile durante la pandemia, riconducibile anche all’impossibilità di conciliare lavoro-famiglia, è molto gravoso. Secondo il Barometro dell’Impiego del terzo trimestre, pubblicato dall’Ufficio Federale di Statistica, tra settembre 2019 e settembre 2020, 3’700 impieghi femminili in Ticino sono stati spazzati via, a fronte di un piccolo aumento di quelli maschili.  Posti di lavoro spesso precari e sottopagati ma comunque fondamentali per moltissime famiglie ticinesi, specialmente quelle monoparentali, in crescita esponenziale. Il confinamento e la recessione, con gli effetti della seconda ondata ancora non visibili nei dati statistici, rischiano di appesantire ancora di più i costi di una crisi pagata principalmente dalle donne, che si confrontano non solo con lavoro ridotto e licenziamenti, ma anche con la cruda necessità di rinunciare al lavoro retribuito o di dimettersi loro stesse a causa delle accresciute esigenze di cura della famiglia (figli, parenti prossimi anziani, ecc.). Questa enorme sproporzione nella perdita di impieghi tra uomini e donne non si è verificata in altri Cantoni e sta cominciando ad avere effetti severi sulle richieste di assistenza in Ticino con i relativi maggiori costi per la collettività. Le possibilità che questa perdita sia strutturale è concreta: intervenire subito per migliorare la conciliabilità lavoro-famiglia è una chiave fondamentale di rilancio economico!

Non possiamo ignorare il ruolo che l’assenza di strumenti efficaci di conciliabilità ha giocato nella perdita di potenziale economico che il nostro Cantone sta registrando; ora, si deve assolutamente evitare che questa contingenza si traduca in un danno economico permanente, che nessun vaccino, neppure somministrato a tappeto a tutta la popolazione, riuscirà ad evitare.  Il lavoro delle donne, per il Ticino, ha smesso da tempo di essere un lusso di cui si può fare a meno e dobbiamo essere coscienti che ogni danno inflitto ha conseguenze non solo sul capitale umano disponibile, ma si riverbera a macchia d’olio sulle opportunità di bambini e giovani, sulla povertà e sulla denatalità.  Per le giovani coppie, la stabilità economica, principalmente legata al doppio reddito, è considerata un requisito necessario per mettere al mondo un figlio e per guardare al futuro con fiducia. Quella fiducia che tutti i partiti e lo stesso Governo chiedono alle ticinesi e ai ticinesi di non perdere, anzi, di rafforzare, anche verso le stesse istituzioni.

Per tutti questi motivi invitiamo il Gran Consiglio ad una riflessione profonda sulle politiche di benessere come strumento di sostegno dell’occupazione femminile e di crescita economica, ancor più alla luce dell’impatto irrisorio che un congedo parentale di 10 giorni avrebbe sui bilanci delle aziende. Il Parlamento deve cogliere l’opportunità del via libera al congedo parentale come fondamentale passo per il rilancio strutturale del Cantone nel post-pandemia, piuttosto che rinunciarvi a causa della crisi!

Massagno, 20 gennaio 2021

Comitato FAFT Plus

https://faftplus.ch/struttura-faftplus/

https://faftplus.ch/associazioni-aziende-aderenti/

ENTI ED ORGANIZZAZIONI CHE ADERISCONO ALL’APPELLO 

  • Commissione Consultiva per le Pari Opportunità del Canton Ticino, Presidente Sig.ra Davina Fitas
  • Conferenza Cantonale dei Genitori, Vice Presidente Sig. Marco Tagliabue
  • Federazione Ticinese Famiglie Diurne, Presidente Sig.ra Blanka Ballabio 
  • Pro Juventute, Responsabile Regionale Sig.Ilario Lodi
  • Federazione Famiglie Arcobaleno, Membro di Comitato Sig.ra Sara Bonora
  • ATFA – Associazione Ticinese Famiglie Affidatarie, Presidente Sig. Andrea Bianchi
  • ATGABBES-Associazione Ticinese Genitori ed Amici dei Bambini Bisognosi di Educazione Speciale, Presidente Sig. Cosimo Mazzotta
  • Associazione Down Universe, Presidente Sig.ra Antonella Veronesi Gaglio

Per altre informazioni: 

Info@faftplus.ch

Marialuisa Parodi, Presidente FAFTPlus  076 5757931