APPELLO AL GRAN CONSIGLIO – COMUNICATO STAMPA PER UN’EQUA RAPPRESENTANZA DI GENERE NEGLI ORGANI DECISIONALI STATALI E PARASTATALI

Oltre l’ipotetico riconoscimento del valore sociale ed economico della diversità di genere, il Gran Consiglio sostenga un intervento concreto per colmare la mancanza di donne nei consigli di amministrazione, nelle direzioni e nelle commissioni di emanazione pubblica e parapubblica in Ticino. 

La Federazione della Associazioni Femminili Ticino FAFTPlus, promotrice dell’Agenda 54 Donne Elettrici, invita granconsigliere e granconsiglieri a votare  convintamente a favore del Rapporto di minoranza della Commissione Costituzioni e leggi (relatrice Daria Lepori), in discussione nella prossima sessione del 14-16 marzo 2022, per un concreto passo avanti contro le  consuetudini che ostacolano le nomine femminili.

A seguito della mozione di Raoul Ghisletta e cofirmatari del 2019: ”30% almeno! Un  passo avanti concreto nella parità tra donne e uomo ai vertici delle aziende/enti cantonali, dell’Amministrazione cantonale e nelle commissioni” e al successivo Messaggio 7839 del Consiglio di Stato, 1° luglio 2020invitiamo a sostenere il Rapporto di minoranza allegato, pienamente  coerente con l’istanza dell’Agenda 54 Donne Elettrici 2019-2023, sottoscritta  da un terzo del Parlamento,  per  un’equa  rappresentanza dei sessi nei consigli d’amministrazione e nelle direzioni delle aziende parastatali.
Includere le donne nei ruoli decisionali non significa solo adempiere al dettato costituzionale della parità di fatto e di diritto, ma anche garantire quel miglior funzionamento, quelle migliori decisioni, quei migliori risultati anche economico-finanziari che, ormai, un’enormità di studi accademici ed esperienze empiriche associano ai gruppi di lavoro misti.
 
L’avvio dell’iter parlamentare di questa materia in Ticino risale ai lontani anni ’90.  Nonostante la consapevolezza sia cresciuta nel tempo, nonostante la politica si dichiari unanime nel vedere i vantaggi di promuovere la parità di genere anche ai vertici direttivi (e, infatti, ne danno conto sia il suddetto Messaggio del Consiglio di Stato, sia il Rapporto di maggioranza), ad oggi non si registrano passi avanti significativi nella composizione di genere negli enti direttivi, che continua ad essere fortemente sbilanciata a favore degli uomini. E questo, a dispetto degli enormi progressi che le donne riportano nell’istruzione superiore, corredata da eccellenti risultati.
Abbiamo assistito, negli anni, a moltissime dichiarazioni di intenti da parte della politica, ma le titubanze, ancorché animate da raccomandazioni e buoni propositi, non funzionano e non funzioneranno! 
 
Ne è un chiaro esempio il Regolamento concernente le commissioni, i gruppi di lavoro e le rappresentanze presso enti di nomina del Consiglio di Stato: esso statuisce che ciascun sesso dev’essere rappresentato almeno al 30 per cento, ma, nei fatti, il principio non è rispettato.
 
Non si può quindi condividere quanto asserito nel Rapporto di maggioranza (relatrice Lara Filippini), che respinge la mozione Ghisletta perché “equivarrebbe a imporre al Consiglio di Stato di fare quello che già fa”. Che non si faccia abbastanza, è evidente dalle attuali composizioni degli organi decisionali degli enti pubblici e parapubblici.
 
Evidentemente, una norma così blanda non è presa sul serio, non ha la forza necessaria per incidere sulle consuetudini, non stimola – nemmeno nei partiti – l’ampliamento del ventaglio delle candidature, non invoglia ad impegnarsi nel cercare e trovare profili adeguati e inclusivi dal punto di vista del genere, non spinge ad allargare le ricerche oltre la cerchia delle conoscenze consolidate; con l’effetto collaterale negativo, oltretutto, della concentrazione e del prolungamento delle cariche.
Consideriamo quindi un’ulteriore perdita di tempo, oltre che una misura inutilmente costosa, la soluzione proposta dal Rapporto di maggioranza, che esorta il Consiglio di Stato ad “allestire un rapporto decennale sull’evoluzione della presenza femminile e maschile nelle posizioni dirigenziali”. 
 
Serve, al contrario, qualcosa di immediato e incisivo, che scardini le consuetudini, che superi la penalizzazione delle donne quale effetto della cultura dei ruoli stereotipati, che si proponga di migliorare la qualità e la sana alternanza dei gruppi di lavoro, attraverso l’attuazione del principio dell’equa rappresentanza di genere. 
 
Considerati, quindi:
– la necessità per lo Stato di promuovere la parità di genere, per motivi costituzionali, legali, etici e di giustizia sociale, anche in ragione del ruolo che esercita quale esempio per l’effettivo raggiungimento dell’obbiettivo
– le innumerevoli ricerche ed analisi, accademiche ed empiriche, che dimostrano un miglior funzionamento e migliori risultati delle aziende la cui direzione è mista
– la condivisione del principio che promuovere la parità di genere anche ai vertici delle aziende/enti cantonali, dell’Amministrazione cantonale e nelle commissioni procuri indubbi vantaggi allo Stato e risponda quindi all’interesse pubblico
– la cronica sottorappresentazione delle donne che siedono nei CdA pubblici e parapubblici, nelle commissioni e nei ruoli direttivi dell’Amministrazione cantonale
– lo spirito della revisione condotta a livello federale a favore di una più equa rappresentanza nei CdA e nelle direzioni delle società anonime
– le misure già adottate in numerosi cantoni e città svizzere, con buoni risultati

ci appelliamo al Gran Consiglio perché sostenga il Rapporto di minoranza (relatrice Daria Lepori), impegnando il Consiglio di Stato a:
– corredare il Regolamento concernente le commissioni, i gruppi di lavoro e le rappresentanze presso enti di nomina del Consiglio di Stato di una clausola “Complain or Explain”, esigendo cioè una motivazione scritta in caso non sia raggiunta la quota del 30% per il sesso meno rappresentato ;
– introdurre una norma analoga in una prossima revisione delle leggi che regolano le aziende partecipate del Cantone;
– introdurre nella norma l’impegno a raggiungere, nel tempo, la presenza paritetica di entrambi i sessi;
– raccogliere e rendere accessibili al pubblico i dati sulla presenza femminile, in modo da monitorarne l’evoluzione;
– avviare misure di sensibilizzazione per aumentare la presenza femminile già in vista del rinnovo nel 2023 delle commissioni e dei gruppi di lavoro extraparlamentari

Il Parlamento ha l’opportunità di trasformare le dichiarazioni di intenti, che ci accompagnano da molti decenni senza produrre risultati, in misure concrete e tangibili affinché il numero di donne nei ruoli decisionali in Ticino smetta finalmente di essere così ridicolmente basso. 
 
Massagno, 7 marzo 2022
 
Comitato FAFT Plus
https://faftplus.ch/struttura-faftplus/
https://faftplus.ch/associazioni-aziende-aderenti/
 
Commissione Consultiva per le Pari Opportunità del Canton Ticino, Presidente, Sig.ra Davina Fitas
 
Per informazioni: 
Vanessa Ghielmetti, vice Presidente FAFTPlus, progetto Agenda 54 Donne Elettrici
(076 5757931)

Coordinatrici granconsigliere firmatarie Agenda 54 Donne Elettrici 
Anna Biscossa, PS
Natalia Ferrara, PLR 
Maddalena Ermotti Lepori, PPD
Tamara Merlo, Più Donne